Ci sono dei momenti nella vita in cui hai solo bisogno di rallentare, di riallineare i ritmi ai bisogni di corpo e mente, per prenderti cura di te stesso. In breve, di goderti la lentezza come una tartaruga. Cerchi, quindi, di dormire un po’ di più, di scaricare le tensioni con workout costanti, di trovare il tempo per una passeggiata o una telefonata con un amico. E soprattutto cerchi di mangiare meglio, in maniera più pulita, di nutrirti con cibi che ti diano energie. Il mio comfort food è generalmente sano e salato, forse perché è ciò che corrisponde alla mia definizione di buono o, più probabilmente, perché così sono stati i sapori della mia infanzia. Anche mangiare piano – o meglio, più piano – è un’attività che fa parte del rituale di self-healing: lentamente, via un boccone dopo l’altro per non appesantire la digestione, ma anche lo spirito.
Un piatto ispirato al mio desiderio di lentezza e di stagionalità, nonché a Cheli, la tartaruga di Gabriele d’Annunzio**.
Qui una ricetta per rispondere al bisogno di lentezza.
Togliere le foglie esterne* delle puntarelle, tagliare a metà ed affettare in parti sottili.
Schiaccia i due spicchi d'aglio con il palmo della mano o il fondo di un bicchiere. Poni il cucchiaio di olio evo in una padella e aggiungi l'aglio, estrai gli spicchi non appena prendono colore.
Aggiungi le puntarelle insieme alle olive precedentemente affettate e al peperoncino tritato. Lascia saltare a fiamma media per 10 minuti.
Nel frattempo porta ad ebollizione dell'acqua in un pentolino. Con l'ausilio di una tazza, riponi l'uovo all'interno della pellicola con il sale e le spezie, e forma un fagotto.
Butta l'uovo rivestito all'interno del pentolino colmo di acqua bollente per circa 90 secondi.
Infine, al termine della cottura aggiungi il sale e il prezzemolo alle puntarelle, impiatta e adagia l'uovo sopra di queste. Aggiungi dell'olio evo a crudo, se di gradimento.
Note
* non gettare le foglie esterne delle puntarelle, puoi aggiungerle a un risotto o farne una frittata.** L’animale, regalo al Vate della marchesa Luisa Casati Stampa, visse indisturbata nel parco della Prioria fino alla fatidica visita della pilota Maria Antonietta Avanzo, che diede alla tartaruga troppe tuberose, tanto da farla morire per la sazietà. Renato Brozzi, scultore amico di D’Annunzio, fu incaricato di fare dei resti dell’animale un soprammobile che venne poi collocato sull’imponente tavolo della Sala da Pranzo (chiamata appunto “Stanza della Cheli”) come perenne monito alla morigeratezza per i propri commensali.